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Gli impianti dentali sono la soluzione che più si avvicina ai nostri denti originari andati persi per ragioni diverse, come età, genetica o patologie. A differenza del ponte dentale che si appoggia sui denti circostanti, l’impianto si ancora alle ossa della mandibola e della mascella. Grazie alle tecniche di implantologia dentale possiamo però ottenere di nuovo una masticazione sicura e un’estetica all’altezza di quella vera.

Ma come si fa un impianto? Quanti tipi ne esistono? Cosa succede dopo un intervento? Vediamo un po’ di domande frequenti sulla tematica!

Come si fa un impianto dentale fisso?

Con la premessa necessaria che ogni paziente ha storia clinica e caratteristiche odontoiatriche uniche, in generale possiamo dire che l’impianto dentale fisso funziona con tre elementi cardine: la vite endossea che sostituisce la radice assente, l’abutment che raccorda la vite con la protesi, e la protesi dentaria vera e propria che ricrea la dentatura.

Le fasi principali dell’implantologia prevedono la creazione da parte dell’odontoiatra di radici artificiali, spesso di titanio puro che è caratterizzato da un’elevata resistenza meccanica e da un’alta biocompatibilità. Queste radici finte vengono innestate nella gengiva tramite l’osteointegrazione, un processo che può prevedere anche 6 mesi di attesa per la sua conclusione e serve a capire la qualità dell’osso su cui il dentista applicherà la vite endossea.

È necessario per permettere alla gengiva e all’osso di accettare il “nuovo arrivato”. Ci sono dei casi in cui questo non avviene, magari ci si trova di fronte a un osso molto consumato o poco stabile per altre patologie esistenti. In questi casi, in base alla situazione specifica, si può parlare di tecniche di rigenerazione ossea o mini impianti, o ancora degli impianti iuxtraossei che utilizzano una struttura in titanio a cui viene ancorata la protesi.

Quanti tipi di impianti dentali ci sono?

Ci possono essere due tipologie di impianto dentale. Una in cui l’abutment è parte integrante della vite endossea e la seconda in cui sono due parti separate. La più utilizzata è la seconda perché aiuta a gestire meglio eventuali riparazioni.

In base al tempo che si decide di aspettare per l’osteointegrazione, avremmo impianti dentali a carico immediato o differito. Il carico immediato prevede l’applicazione quasi immediata della protesi, il carico differito invece aspetta che la vite endossea sia ben accettata dalla bocca prima di passare al montaggio della dentatura.

A proposito di viti, ne esistono di due tipi:

  • Le viti di Tramonte: le prime arrivate, ormai mezzo secolo fa, che si ispirano in tutto e per tutto alle viti che immaginiamo per il legno, ma sono fatte di titanio, su cui si vanno a cementare le corone o i ponti.
  • Le viti di nuova generazione derivate dalle viti di Branemark e modificate negli anni per migliorare l’inserimento, la stabilità e la durata nel tempo.

Cosa succede dopo un intervento di implantologia?

Appena fatto l’intervento e passato l’effetto dell’anestesia il paziente inizierà a sentire un po’ di dolore alla bocca, che può essere gestito con antidolorifici come paracetamolo o ibuprofene. Entro 2 o 3 giorni il dolore andrà comunque scemando. Per i primi sette giorni successivi all’installazione, è preferibile assumere cibi morbidi e non troppo caldi, e astenersi dal fumare soprattutto se stiamo parlando della fase di osteointegrazione. Ci sarà infine da seguire una terapia antibiotica profilattica per prevenire il rischio di infezione.

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